Il mondo del food, con la sua carica emozionale, si presta perfettamente al racconto. I processi di produzione di un prodotto e i passaggi di preparazione di un piatto sono storie “ghiotte” per qualsiasi narratore.
Potremmo quasi azzardare che l’accattivante mondo food si venda da solo ma, in realtà, il suo fascino non consente di improvvisare, bensì richiede una precisa programmazione marketing.
Food & Marketing: un binomio che funziona
Dai primi manifesti di fine ‘800 alla rivoluzione digitale dei giorni nostri il food è sempre stato protagonista delle campagne pubblicitarie: attraverso la grafica illustrata, prima, e i social network, poi, è diventato l’elemento principe della comunicazione.
La comunicazione attraverso le immagini è immediata, cattura l’attenzione e trasmette emozioni. Allo stesso modo, un piatto ben riuscito attrae, coinvolge, stimola i sensi e stuzzica la fantasia. Inoltre, il cibo e i social media sono intrinsecamente connessi, per loro natura, al concetto di condivisione.
I social media e il mondo food si fondono e si arricchiscono vicendevolmente con un carico comunicativo eccezionale, grazie alla centralità della parte visuale. Ecco, dunque, spiegato lo straordinario successo del binomio food & marketing: parole e immagini danno sapore e i contenuti food diventano ingredienti fondamentali di un piatto vincente.
È importante sottolineare come il cibo, nel tempo, abbia assunto un significato diverso che va ben oltre il semplice prodotto di consumo. Il successo delle trasmissioni di cucina e degli chef (ormai paragonabili a delle vere e proprie celebrità), le contaminazioni culinarie e la differenziazione delle scelte alimentari (vegani, vegetariani, ecc.) hanno profondamente mutato i canali della comunicazione food.
Il cibo è diventato strumento relazionale globale e i media fautori di tale relazione. La socialità tipica della tavola familiare si è trasferita nella grande famiglia social senza però perdere la sua natura di intimità. Viene così soddisfatta l’esigenza di sentirci parte di un qualcosa di più grande e il cibo assume i caratteri di passione, divertimento, cultura, unione.
Attraverso la realizzazione e condivisione di un piatto vengono appagati i desideri, insiti nella natura umana, di realizzazione di sé e di riconoscimento da parte degli alti. Il fattore umano, che c’è dietro la creazione e la narrazione di un prodotto, diventa protagonista indiscusso.
Se a tutti questi elementi aggiungiamo le necessità imposte dalla crescente globalizzazione, appare chiara l’esigenza di una revisione dei modelli di consumo. A tal proposito, fondamentali diventano figure professionali, adeguatamente formate, come i Food Manager che devono, per rispondere alla complessità dei cambiamenti illustrati, conoscere, oltre al marketing e alla comunicazione, tutti gli aspetti che si nascondono dietro alla realizzazione di un prodotto.
Food storytelling: strategia vincente
Le aziende hanno, dunque, un bisogno urgente di raccontarsi e di veicolare i valori che sono alla base dei rispettivi marchi. In loro soccorso l’ampio e variegato ventaglio di media e social media che consente, attraverso il sapiente uso di immagini e parole, di umanizzare il prodotto e, allo stesso tempo, accrescere la brand reputation.
In un piano vincente di Brand Design, legato al mondo food, strumento necessario e indispensabile diventa lo storytelling. Per food storytelling s’intende l’applicazione della narrazione a un brand, fondamentale per creare empatia con l’interlocutore e rompere quel muro di diffidenza tra produttore e consumatore. Nello sconfinato mondo del marketing è determinante veicolare un messaggio chiaro, diretto e coinvolgente.
I potenziali acquirenti devono riconoscersi nei valori promossi dal brand e immedesimarsi con esso, in modo tale da farlo proprio e diffonderlo a loro volta. I food marketing manager, per avere successo, non devono limitarsi a parlare di cibo ma a raccontare il cibo, non solo il prodotto in sé ma la mano che vi è dietro.
Un’opportunità imperdibile per i creativi della comunicazione di narrare storie come, ad esempio, l’origine e la tradizione di un prodotto, il suo legame col territorio e le persone che lo lavorano. Solo così è possibile creare quella sana e vincente comunicazione tra produttore e consumatore, basata su un rapporto umano di fiducia.