Quando si entra all’interno di una brigata di cucina si apre un micromondo, con le sue regole e con la sua gerarchia. Una struttura piramidale in cui ruoli specifici sono distribuiti per specializzazioni. Ma non si tratta di inutile rigidità, mansioni dedicate – indipendenti ma interconnesse – aiutano a svolgere il lavoro più velocemente e con migliori risultati.
Oggi vedremo più da vicino la figura dell’aiutante di cucina, ben diversa dall’aiuto cuoco e dal lavapiatti. Il suo ruolo, infatti, è più vicino a quello dell’Executive Chef. Vediamo per quale motivo.
L’aiutante di cucina: tante mansioni, tutte importanti
L’aiutante di cucina, in pratica, svolge la funzione di “assistente” dello chef nelle preparazioni culinarie. Tra le soft skills necessarie per ricoprire questo ruolo è importante avere molta umiltà e capacità di ascolto, per comprendere a fondo quali sono le sue esigenze e poter coadiuvare il lavoro.
Per quanto riguarda invece le mansioni dell’aiuto cuoco, si può passare dalla preparazione delle materie prime (lavare e mondare frutta, verdura e ortaggi, lavare e pulire il pesce e via discorrendo) alla organizzazione di semilavorati e/o ingredienti necessari alla realizzazione di un piatto.
Anche a seconda del proprio grado di preparazione sarà assegnato il compito di preparare le principali basi e/o di rifinitura delle pietanze.
Un settore con tante opportunità
Cambiano i ritmi di vita, i luoghi di consumo, gli stili alimentari, ma una cosa è certa: la passione degli italiani per il ristorante e la buona cucina non accenna a tramontare. Al contrario. Se si guarda ai dati messi in fila da Fipe (Federazione dei Pubblici esercizi), all’interno del rapporto 2019, si nota come il settore della ristorazione stia conoscendo una stagione estremamente dinamica. Gli italiani infatti non solo investono di più, ma lo fanno in maniera sempre più mirata, andando a ricercare la miglior qualità dei prodotti locali e un servizio attento alla sostenibilità ambientale.
Una marcia in più per un comparto che si muove all’interno di un quadro congiunturale niente affatto semplice, con un 2019 che ha visto il moltiplicarsi di forme di concorrenza sleale nel mondo del food.
Dall’analisi in dettaglio del rapporto 2019, si scopre che ogni giorno circa cinque milioni di persone, il 10,8% degli italiani, fa colazione in uno dei 148mila bar della penisola. Altrettante sono le persone che ogni giorno pranzano fuori casa, mentre sono poco meno di 10 milioni (18,5%) gli italiani che cenano al ristorante almeno due volte a settimana.
E’ evidente che si tratta di un settore vivace, che – con la giusta professionalità – può regalare grandi soddisfazioni.
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