L’emergenza terminerà presto e alla fine ci scopriremo migliori, ne è certo Riccardo Felicetti, CEO dell’omonimo pastificio. Ma come ha vissuto queste settimane l’impresa trentina? Quali le prospettive per i settori produttivo e ristorativo?
Come il Pastificio Felicetti ha risposto all’emergenza
Agli inizi dell’emergenza, Riccardo Felicetti racconta di aver trascorso giorno e notte a confrontarsi con soci, colleghi e associazioni di categoria per organizzare nuove strategie da attuare. Alla consueta produzione andava ad aggiungersi, infatti, la valutazione dei rischi di contagio. Una preoccupazione non da poco che ha coinvolto ogni singola risorsa, costantemente interrogata dall’impresa al fine di far emergere eventuali criticità.
A differenza di altre realtà imprenditoriali, ferme a causa del lockdown, il Pastificio Felicetti si è trovato ad incrementare la propria produzione, che è quasi raddoppiata, sulla scia del timore che le scorte alimentari potessero esaurirsi. Così, prima l’Italia e, a seguire, Germania, Inghilterra e Stati Uniti hanno aumentato i propri ordini per fare provviste di beni di prima necessità, come appunto la pasta. L’azienda ha, dunque, risposto prontamente, ma senza frenesia, alla “psicosi da scaffali vuoti” con un graduale incremento di produzione.
La richiesta ha toccato indistintamente tutte le tipologie di pasta Felicetti. Addirittura, racconta Riccardo, che in alcuni casi l’ordine ha superato di circa il 300% quello dell’anno precedente. Un risultato reso possibile anche grazie al lavoro silenzioso ma fondamentale di tutti coloro che ruotano attorno al comparto della grande distribuzione.
La situazione del comparto ristorazione
Al contrario, la ristorazione è stata duramente colpita dalla crisi prodotta dal Coronavirus. Oltre ad esprimere la sua vicinanza a tutto il settore, Felicetti ha sottolineato quanto inevitabilmente vi sarà una selezione che vedrà “sopravvivere” solo le realtà più consolidate e resilienti. Al termine dell’emergenza il settore ristorativo si ritroverà profondamente cambiato, tanti ristoratori infatti sceglieranno strade più sane, sicure e sostenibili. La flessibilità – sostiene Felicetti – sarà una caratteristica fondamentale per contribuire alla ripresa di un comparto assai penalizzato dalla pandemia.
A non cambiare, secondo l’imprenditore trentino, saranno le abitudini dei consumatori che torneranno ad “affollare” i locali, ovviamente con qualche attenzione in più. Tutto questo avverrà prima di quanto ci si aspetti, è il pensiero ottimista di Riccardo.
Come l’emergenza ha cambiato il mondo del lavoro
Lo smart working è stato, e sarà sempre più, modalità privilegiata dagli imprenditori. Tra i suoi più convinti sostenitori vi è proprio Felicetti che, durante il lockdown, ha avuto modo di sperimentare in prima persona i vantaggi di una videoconferenza rispetto ad una trasferta. Ho capito che a volte non serve fare due giorni di viaggio per un meeting di un’ora con fornitori o colleghi. E ho scoperto 5-6 piattaforme utili a incontrarsi a distanza.
Altro aspetto fondamentale è quello motivazionale. Mai come in questo momento è importante tenere alto il morale delle proprie risorse, tutelandole e responsabilizzandole allo stesso tempo. In questa fase 2 – conclude Riccardo Felicetti – non bisogna più rintanarsi in casa ma imparare a convivere con il virus, non senza le dovute cautele e una massiccia dose di buon senso.